(Quattro Castella, 24/01/2025) – Si chiamava Domenico Montanari, era figlio di una nota famiglia di contadini castellesi, a soli 19 anni intraprese la carriera militare che lo portò a partecipare a missioni anche in Africa e in Albania. Qui fu catturato dai nazisti e tradotto nel campo di concentramento di Mindstedt dove a soli 30 anni, nel 1943, morì prigioniero.
Questa mattina, in via Giotto davanti all’abitazione dei Montanari, l’ultima casa dove Domenico visse da persona libera, è stata collocata una “Pietra d’inciampo” in sua memoria, la seconda in territorio castellese dopo quella posata lo scorso anno in memoria di Renato Lanzi a Roncolo.
Presenti alla cerimonia il sindaco di Quattro Castella Alberto Olmi, il vicesindaco Luca Spagni, gli assessori Danilo Morini, Sabrina Picchi e Daniela Campani per l’Amministrazione comunale, Matthias Durchfeld e Pamela Gambetti per Istoreco, la classe 3^A della scuola media “Balletti” e i nipoti di Domenico: Corrado, Mauro, Giuseppe e Giuseppina Montanari e Roberto Abati.
«Quella degli internati militati è una vicenda che ha riguardato molto la nostra provincia – le parole del sindaco Olmi – Oltre 7.700 reggiani catturati dopo l’8 settembre, di cui 359 uccisi. Chi di loro è sopravvissuto ha fatto ritorno a casa portando con sé la pesantezza di un’esperienza lacerante che li aveva profondamente segnati. Domenico Montanari fu protagonista suo malgrado dell’avventurismo militare del governo fascista che fece un uso politico dell’arruolamento di tanti giovani come lui».
«Questo vuole essere un monumento alla vita – ha aggiunto Matthias Durchfeld – Per questo abbiamo deciso di porre le pietre d’inciampo davanti alle abitazioni dove queste persone hanno vissuto. Li “riportiamo a casa” in un certo senso».
Toccante il racconto fatto dagli studenti della 3^A della scuola media “Balletti” che, in classe con Istoreco, hanno ricostruito la vicenda umana di Domenico Montanari ricercando tra le fonti storiche e immaginando una sorta di “diario” personale nel quale il prigioniero appuntava i suoi pensieri.
«Come famigliari vogliamo ringraziare Istoreco e l’Amministrazione comunale per averci fatto il grande dono di “riportare a casa” Domenico – le parole del nipote Roberto Abati – Ed è molto bello che siano gli studenti oggi a ricordarlo, facendo un encomiabile esercizio di memoria rivolta al futuro. Perché se oggi noi tutti siamo liberi lo dobbiamo anche al sacrificio dei tanti come nostro zio Domenico che hanno perso la loro vita in quegli anni».
Quella per Domenico Montanari è la seconda pietra d’inciampo posata sul nostro territorio comunale dopo quella di Renato Lanzi su cui oggi le assessore Sabrina Picchi e Daniela Campani hanno posato una rosa a nome della comunità.